Passata l’emozione e l’entusiasmo iniziale, inizio a ragionare più freddamente sulla mia nuova avventura calcistica.
I quasi due anni di inattività si fanno sentire fisicamente ma, ancora di più, sul versante delle situazioni di campo.
Quei momenti, insomma, che capitano solo in partita e che non puoi pianificare a tavolino simulare.
Per questo mi ha lasciato perplesso, dopo tre settimane di allenamento quotidiano, il nuovo programma.
MERCOLEDI’: allenamento al campo, ore 19.
GIOVEDI’: allenamento in palestra, ore 20:30
La domenica, poi, si dovrebbe giocare.
Ora faccio due considerazioni (molto) spicce.
Mercoledì, primo appuntamento della settimana, è probabile che si lavori più pesantemente, quindi è logico attendersi più lavoro fisico e meno partitella.
D’accordo, è giusto.
Giovedì, d’altro canto, si va in palestra è l’unica partitella può essere quella di calcetto, per di più facendo i turni, perchè magarisi va in 18 e si gioca sempre e solo in 5.
Dunque penso a me stesso e dico: siccome non sono titolare (non so nemmeno se mi tesserano, a dire il vero) la domenica non gioco, il mercoledì corro ed il giovedì in pratica giochiamo a calcetto.
Come faccio a ri-abituarmi a giocare a calcio?
Aggiungiamo a tutto ciò che ci alleniamo senza portieri (in 15 giorni ho tirato in porta una volta in pratica…) e che per chi non gioca tra un allenamento e l’altro passano 5 giorni di inattività.
Il quadro, a mio parere, non è roseo.
un negro era solito ripetere….”nel calcio capita questo e altro”!!cmq se ti consola sappi che al peggio non cè mai fine!!in bocca al lupo
c’è sempre il bar però…scherzi a parte capisco le perplessità.
hai provato col calcio a 7?
già….il baaar….cmq se vuoi ci alleniamo insieme al campo di città giardino?
odio il binomio sadosan-palestra, l’ho sopportato per troppo tempo..